Corpo umano

È vero che usiamo solo il 10% del cervello?

Allora, mettiamola così: vi è mai capitato di sentirvi un po’ “così così”, come se il vostro cervello stesse tirando il remo solo a metà? Magari mentre cercate di ricordare dove avete messo le chiavi o decidete cosa mangiare a cena, vi viene il sospetto: “Ma io sto usando solo una piccola parte di ‘sta scatola cranica?”. E poi, boom, vi arriva la notizia che in realtà ne sfruttiamo solo il 10%. Il 10%! Roba da farci rimpiangere tutti i film di fantascienza che ci promettevano poteri psichici strabilianti grazie al nostro cervello dormiente. Ma sarà vero questo mito scintillante, o è solo una delle tante frottole che circolano più velocemente di un video virale? Andiamo a sfoltire il campo, con la saggezza di chi ha visto un po’ di cose (e mangiato anche parecchi panini al bar).

Il cervello: un mistero da milioni di neuroni

Partiamo dal principio. Quella massa grigia che ospitiamo dentro il cranio è una roba pazzesca, una vera e propria centrale operativa di dimensioni compatte, capace di fare cose che neanche i nostri smartphone più avanzati sognano. Ci parliamo, pensiamo, sentiamo, ricordiamo, balliamo la salsa (o almeno ci proviamo). Insomma, è un lavoratore instancabile. E l’idea che la maggior parte di questa meraviglia rimanga in letargo, tipo la panda dopo pranzo, è allettante, vero? Immaginate il potenziale inespresso! Se solo potessimo sbloccare quel 90% mancante, potremmo forse imparare il cinese in un pomeriggio o fare calcoli complessi mentre guidiamo nel traffico. Peccato che la realtà, come al solito, sia un po’ meno “hollywoodiana” e un po’ più “scienziato in laboratorio”.

Da dove arriva ‘sto mito del 10%?

La nascita di questa leggenda metropolitana è un po’ sfuggente, come un fantasma che si nasconde nelle pieghe della storia. Alcuni la attribuiscono a vecchi studi mal interpretati, altri a psicologi della New Thought del XIX secolo che volevano spronare la gente a sviluppare il proprio potenziale. Altri ancora puntano il dito verso un possibile fraintendimento di un articolo del 1936 del Reader’s Digest, che citava un numero, ma senza basi scientifiche solide. Insomma, più che un fatto scientifico, sembra essere diventata una sorta di “mantra” motivazionale, un po’ come dire “puoi fare di più!” senza specificare esattamente cosa.

La verità è che il mito del 10% è così diffuso che persino i film ci hanno giocato sopra. Pensate a chi scopre di avere poteri strabilianti grazie al risveglio di aree cerebrali latenti. Una storia affascinante, non c’è che dire, che ci fa sognare di essere tutti degli eroi in potenza. Ma se volessimo andare a fare la spesa in un giorno normale, quanto del nostro cervello ci serve?

Il cervello non dorme mai, nemmeno per comprare il pane

Ecco il punto cruciale, amici miei. Il nostro cervello, questo organo meraviglioso e incredibilmente efficiente, lavora costantemente. Non ci sono aree “morte” che aspettano solo di essere attivate come un interruttore magico. Ogni singola parte del nostro cervello ha una sua funzione, un suo ruolo preciso, anche quando dormiamo (e sì, anche durante il sonno REM, quello dei sogni, il cervello è tutt’altro che inattivo!).

Gli scienziati, con le loro belle macchine come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) o la tomografia a emissione di positroni (PET), hanno potuto osservare il nostro cervello all’opera. E cosa hanno scoperto? Che quando pensiamo, sentiamo, muoviamo un dito o persino quando siamo a riposo, ci sono sempre delle aree cerebrali attive. Certo, alcune aree sono più attive di altre a seconda del compito che stiamo svolgendo, ma dire che usiamo solo il 10% è come dire che un’orchestra suona solo con un decimo dei suoi strumenti, ignorando il resto. Un’idea piuttosto assurda se ci pensate.

Le neuroscienze ci insegnano che il cervello è un organo plastico e dinamico. Le connessioni tra i neuroni si formano e si rafforzano con l’apprendimento e l’esperienza. Quindi, più impariamo, più pratichiamo, più stimoliamo il nostro cervello, più lo rendiamo efficiente. Ma questo non significa che stiamo “sbloccando” nuove aree, ma piuttosto che stiamo ottimizzando quelle esistenti.

Un cervello che si spegne non esiste

Un’altra prova che smonta il mito viene dall’intelligenza e dai danni cerebrali. Se fosse vero che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello, un danno a quelle aree “inutilizzate” non dovrebbe avere conseguenze. E invece, purtroppo, sappiamo bene che lesioni anche piccole in determinate aree cerebrali possono causare deficit gravissimi, a volte permanenti, nelle funzioni cognitive, motorie o sensoriali. Questo indica che ogni area ha la sua importanza.

Inoltre, se il 90% del nostro cervello fosse inattivo, perché dovremmo avere bisogno di così tante calorie per alimentarlo? Il cervello, pur pesando circa il 2% del nostro peso corporeo, consuma circa il 20% del nostro apporto energetico totale. Sarebbe uno spreco enorme di risorse avere così tanta “massa” inattiva. Sarebbe come avere un’automobile con un motore potentissimo, ma usare solo una piccola parte della sua potenza per andare al mercato.

Concetto Mito del 10% Realtà Scientifica
Attività cerebrale Si usa solo una piccola percentuale (10%). Si usa quasi tutto il cervello, con diverse aree attive a seconda del compito.
Aree inattive Molte aree cerebrali sono dormienti e possono essere attivate. Non esistono aree “dormienti”; ogni area ha una funzione.
Danni cerebrali Danni alle aree “inattive” dovrebbero avere poche conseguenze. Anche piccoli danni a specifiche aree possono causare gravi deficit.
Consumo energetico Il consumo energetico è giustificato dall’uso limitato. Il cervello è un organo metabolicamente costoso, indicando un uso costante.

Quindi, la prossima volta che vi sentite un po’ “appannati”, non incolpate il 90% del vostro cervello addormentato. Probabilmente è solo che avete bisogno di un buon caffè, di una bella dormita, o di qualche stimolo nuovo per mettere in moto quelle fantastiche reti neuronali che già lavorano sodo per voi.

La cosa bella è che il nostro cervello non è una risorsa finita che si esaurisce, ma un organo che si adatta e migliora con l’uso. Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, che affrontiamo una sfida, che ci emozioniamo, stiamo in realtà potenziando le connessioni esistenti, rendendo il nostro sistema operativo ancora più performante. Non si tratta di “sbloccare” capacità nascoste, ma di coltivare e far fiorire quelle che abbiamo. È come un muscolo: più lo alleni, più diventa forte e resistente. E questo, amici miei, è un potere ben più realistico e altrettanto affascinante del risveglio di poteri psichici.

Quindi, la prossima volta che sentirete qualcuno parlare del famoso 10%, sorridete e pensate che avete dentro di voi una macchina incredibile, già pienamente operativa. Non c’è bisogno di sbloccare nulla, solo di viverla appieno, imparando, crescendo e, magari, smettendo una volta per tutte di cercare le chiavi di casa come se avessimo la memoria di un pesce rosso.

Domande frequenti

È vero che esistono persone che usano più del 10% del cervello?

Assolutamente no! Tutti noi usiamo la quasi totalità del nostro cervello, giorno dopo giorno. Le differenze nell’intelligenza o nelle capacità dipendono dalla efficienza delle connessioni neuronali, dall’apprendimento e dall’esperienza, non dal “quanto” del cervello viene utilizzato.

Se il mito è falso, perché è così diffuso?

È una leggenda metropolitana potente perché è allettante: promette un potenziale nascosto e illimitato. Inoltre, è stata spesso citata in contesti motivazionali e, diciamocelo, anche nel cinema, rendendola difficile da sradicare.

Cosa posso fare per “allenare” il mio cervello?

Stimolate la vostra mente! Imparate nuove lingue, suonate uno strumento, leggete libri complessi, risolvete enigmi, affrontate nuove sfide. Tutto ciò che richiede un impegno cognitivo aiuta a mantenere il cervello attivo e le connessioni neuronali forti.

Il cervello funziona allo stesso modo a tutte le età?

Il cervello è dinamico e si evolve. Mentre da bambini si sviluppa rapidamente, anche in età adulta mantiene una notevole plasticità, la capacità di modificarsi e adattarsi in risposta a nuove esperienze e apprendimenti.

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