
Perché temiamo più le perdite che amiamo i guadagni?
Ma che vi succede? Vi scatta qualcosa nel cervello quando vi propongono un affare? Avete presente quella sensazione di panico quando state per perdere qualcosa, anche se avete la possibilità di guadagnare il doppio altrove? Ecco, se vi riconoscete in questo quadretto, siete in ottima compagnia. Non siete mica strani o fissati. Siete semplicemente umani, e la cosa è studiata, analizzata e persino spiegata da un sacco di cervelloni. Ma perché questa subdola predilezione per il terrore della perdita rispetto all’ebbrezza del guadagno? Sedetevi comodi, che ve lo spiego io, con un caffè (virtuale) e un sorriso, come se fossimo seduti al bancone a chiacchierare. La risposta potrebbe sorprendervi, e fidatevi, è più interessante di una partita a briscola con il vicino.
Il lato oscuro del portafoglio: l’avversione alla perdita
Diciamocelo, nessuno ama sentirsi derubato. Nemmeno se il ladro è la sorte e ci lascia in cambio un bel pacco di soldi. Il concetto chiave qui, signori miei, è la cosiddetta avversione alla perdita (loss aversion, per chi ama le parole straniere). Non è una fissa da psicopatici, ma una tendenza comportamentale potentissima che influenza ogni nostra decisione, dalle scelte più banali a quelle che cambiano la vita. Immaginate di vincere 100 euro. Bello, no? Ora immaginate di perdere 100 euro. Come vi sentite? Probabilmente molto peggio, vero? Ecco, la psicologia comportamentale ci dice che il dolore di una perdita è, in media, circa due volte più intenso della gioia di un guadagno equivalente. Una bella fregatura, diciamocelo pure! È come se il nostro cervello avesse un allarme antincendio super sensibile per le perdite e una campanella un po’ pigra per i guadagni.
Perché siamo così “conservatori” con i nostri averi?
Ma da dove nasce questa tendenza? Non è che siamo stati morsi da un istrice finanziario da piccoli. Ci sono diverse teorie. Una delle più accreditate parla di evoluzione. Pensate ai nostri antenati: trovare cibo e proteggersi dai predatori era fondamentale per sopravvivere. Perdere le risorse accumulate significava rischiare la fame o peggio. Quindi, il cervello si è evoluto per essere estremamente cauto nel difendere ciò che si possiede. La sopravvivenza prima di tutto, anche se oggi si tratta di difendere l’ultimo spicciolo dal calo del valore di un’azione.
Un’altra prospettiva interessante, legata all’economia comportamentale, è che la nostra percezione dei guadagni e delle perdite non è assoluta, ma relativa. Ci interessa più il cambiamento rispetto al nostro stato attuale che il valore assoluto delle cose. Se ho 100 euro, perderne 50 mi fa sentire più povero di quanto mi farebbe sentire più ricco guadagnarne altri 50. È il famoso “punto di riferimento”, e una volta fissato, tutto ciò che va sotto è visto con sospetto.
Il ruolo delle emozioni nel processo decisionale
Non dimentichiamo poi le emozioni. La paura della perdita è un’emozione molto potente, legata all’ansia e all’incertezza. Il guadagno, invece, porta gioia, soddisfazione, ma forse è un’emozione meno viscerale e immediata. Pensate alla borsa: l’idea di vedere i propri investimenti scendere è terrificante, mentre l’idea di vederli salire, per quanto desiderabile, non provoca lo stesso livello di adrenalina negativa. E l’adrenalina, diciamocelo, ci fa fare cose strane, spesso non quelle più razionali.
Esempi pratici che ci mettono a nudo
Vediamo un po’ di esempi pratici, che la teoria a volte stanca.
| Scenario | Opzione A (Guadagno) | Opzione B (Perdita) | La scelta comune |
|---|---|---|---|
| 1. Gioco d’azzardo (ipotetico) | Ricevi 50€ con certezza | Lancio di moneta: 100€ con 50% probabilità, 0€ con 50% probabilità | Molti scelgono l’opzione A, preferendo il guadagno certo al rischio maggiore. |
| 2. Investimenti | Vendere un’azione che ha guadagnato il 20% | Tenere un’azione che ha perso il 20% sperando che risalga | Molti tendono a vendere i titoli che guadagnano troppo presto (per assicurarsi il guadagno) e a tenere quelli che perdono troppo a lungo (sperando di recuperare la perdita). |
| 3. Offerte commerciali | Sconto del 10% su un acquisto | Un piccolo difetto su un prodotto che viene venduto con un grande sconto | Spesso si è più attratti dallo sconto (guadagno) che dall’idea di comprare un prodotto “difettoso” (perdita percepita di qualità). |
Come vedete, la tabella parla chiaro. Nella prima riga, il guadagno certo batte il guadagno potenziale. Ma passiamo alla riga successiva, quella degli investimenti, ed ecco che la musica cambia. Molti di noi tengono le azioni che perdono, aggrappandosi alla speranza di recuperare, mentre vendono quelle che guadagnano troppo presto, per paura di veder sfumare il profitto. È la cosiddetta sindrome del vendere troppo presto e comprare troppo tardi, un classico della finanza comportamentale.
Come uscire da questo circolo vizioso (o quasi)
Ok, ora che abbiamo capito che siamo un po’ dei fifoni quando si tratta di soldi, come possiamo fare? Non possiamo certo spegnere il nostro cervello emotivo, ma possiamo imparare a gestirlo meglio. Uno dei trucchi è ridefinire il punto di riferimento. Invece di pensare “ho perso X”, prova a pensare “ho imparato Y”. Oppure, pensa in termini di opportunità mancate, piuttosto che di perdite subite.
Un altro consiglio spassionato è la diversificazione. Non mettere tutte le uova nello stesso paniere, come diceva la nonna. Se una cosa va male, non è la fine del mondo se hai altre opzioni che vanno bene. E poi, un po’ di sana pianificazione. Stabilire obiettivi chiari e strategie a lungo termine aiuta a non farsi prendere dal panico del momento. In fondo, le decisioni più sagge sono quelle prese con la testa fredda, non con il cuore in gola.
E se proprio vi sentite in balia della paura, prendetevi una pausa. L’irrazionalità spesso si annida nella fretta. Un caffè, una passeggiata, e magari quella decisione che vi sembrava così catastrofica, ora appare sotto una luce diversa. Ricordate, i guadagni vanno rincorsi con astuzia, le perdite vanno accettate con dignità. E a volte, la migliore mossa è semplicemente… non muoversi, quando il panico vi fa dire “agisci!”.
Domande frequenti
Perché l’avversione alla perdita ci fa sentire così male?
Il nostro cervello è programmato per la sopravvivenza. Perdere risorse significa mettere a rischio la nostra stabilità, ed è un segnale di allarme molto potente. È un meccanismo evolutivo che ci ha aiutato a sopravvivere, ma oggi ci rende un po’ troppo cauti.
È sempre sbagliato evitare le perdite?
No, non sempre. Avere una sana avversione al rischio eccessivo può proteggerci da decisioni avventate. Il problema sorge quando questa avversione ci impedisce di cogliere opportunità di guadagno valide per la paura di una piccola perdita potenziale.
Come posso superare la mia paura di perdere denaro negli investimenti?
Informati, diversifica il tuo portafoglio e stabilisci obiettivi chiari a lungo termine. Ricorda che le perdite temporanee sono comuni nei mercati. L’importante è non prendere decisioni impulsive dettate dal panico.
C’entra qualcosa l’ottimismo o il pessimismo?
C’entra eccome! Chi è più pessimista tende a focalizzarsi di più sulle potenziali perdite, mentre chi è più ottimista potrebbe essere più propenso a ignorare i rischi. L’avversione alla perdita è una tendenza universale, ma il suo impatto può essere modulato dalla nostra visione del mondo.



